Let's Go Girls! | Mille, Miglio, Lamo, "Dua Lipa: At Your Service" e la crisi (in tutti i sensi) del giornalismo.
Ciao,
sono Alessia Bisini, redattrice e ufficio stampa musicale freelance.
Questa è “Let’s Go Girls!”, la mia newsletter bimensile che troverete nella vostra casella di posta il sabato mattina.
Grazie ai nuovi iscritti, grazie a quelli della prima ora. Grazie anche solo a chi leggerà o condividerà questo nuovo numero.
Mi date una ragione per mettermi dietro al pc anche quando il blocco dello scrittore, o più semplicemente la pigrizia, prende il sopravvento.
Non perderò altro tempo e ne approfitto per farvi un recap di tutto quello che leggerete tra i miei fiumi di parole:
Oggi ci inoltriamo a tutto tondo nel cantautorato italiano al femminile, grazie ai tre nuovissimi dischi di Mille, Miglio e Lamo.
Ho aggiornato la playlist ufficiale della newsletter e ho aggiunto anche qualche consiglio d’ascolto extra, spaziando da Barbra Streisand (che pochi giorni fa ha compiuto 81 anni ed è ancora divina, iconica, splendida, unica nel suo genere) a Jorja Smith e Florence + The Machine.
Tra i podcast che ho scoperto e apprezzato di più questo mese, c’è anche quello di Dua Lipa.
La guest contributor, invece, è Bianca Chiriatti, giornalista di musica e spettacoli, che propone un’interessantissima riflessione sul presente del giornalismo italiano.
Buona lettura!
DISCHI
Mille - “Quanti me ne dai”
La signorina Mille ha finalmente pubblicato “Quanti Me Ne Dai”, un EP che io stavo attentendendo con impazienza, un po’ come quando si aspetta che arrivi il Natale.
Ho avuto il grandissimo piacere di scoprire Elisa Pucci quasi un anno fa, quando aveva vinto il contest del Concertone del 1 Maggio di Roma portando sul palcoscenico la sua meravigliosa “Sì, signorina”. Dopo la lunga gavetta con i Moseek e la loro partecipazione ad X Factor nel 2015, il progetto Mille racconta “la vita e le cose” (per citare l’omonima splendida canzone), i sentimenti che fanno a cazzotti con noi stessi e con la nostra identità, l’essere donna.
”Quanti Me Ne Dai” è lo specchio dell’universo colorato di Elisa, a cavallo tra l’indie e il pop. Il titolo è chiaramente una provocazione, un invito a rompere il tabù del tempo che scorre e ci trascina via con sé, un grido contro le convenzioni e i giudizi di un mondo che prova ad inscatolarti e quantificare tutto quello che ci circonda. Come ha dichiarato la stessa Mille a proposito dell’EP: “In un mondo dove la giovinezza sembra essere il passepartout del successo voglio cantare la mia età, portando in scena i miei 38 anni suonati.”
Si può definire un regalo verso le seconde possibilità che la vita sa regalarci, a cavallo tra quelle sonorità anni 50 che non invecchiano di un giorno (“Qualcosa di stupendo”) e il synth-pop anni 80 che ti travolge e ti fa ballare, dimenticandoci di tutto anche solo per una notte (“Sbagliare Sbagliare”, “Touché”).
Per festeggiare l’uscita dell’EP, Mille si esibirà dal vivo con la sua band al completo in due appuntamenti speciali: venerdì 5 maggio al Mosso di Milano e giovedì 11 maggio all’Alcazar di Roma. Non potete proprio mancare.
Miglio - “Splendido futuro”
Alessia Zappamiglio mi ha mandato il suo “Futuro splendido” in anteprima e in formato CD. L’ho accolto a braccia aperte e ho pensato a quanto sia bello poter scartare qualcosa di fisico nel 2023 senza dover ricorrere a Spotify, Amazon Music, Deezer…insomma, avete capito. Miglio è una delle nuove voci del nostro panorama musicale che meritano di essere ascoltate con cura e attenzione. La giovane artista bresciana, trapiantata a Bologna, entra a far parte del roster di Matilde Dischi nel 2020 e pubblica il suo primo EP, “manifesti e immaginari sensibili” nel 2022.
“Futuro splendido” è un altro mattoncino nel percorso della cantautrice, che propone un progetto estramamente diversificato nelle sue sonorità: il cantautorato postmoderno si unisce alla club culture, alla new wave, all’elettronica e a tutte quelle influenze che hanno contributo a plasmare l’identità musicale di Alessia.
Un’identità e una voce interiore intrigante, viscerale, creativa e vulcanica. È un disco di urgenze, pulsioni, a tratti provocatorio. Un futuro splendido non sembra esserci veramente, o meglio, tutto dipende dalla nostra prospettiva.
Anticipato dai singoli “Techno pastorale”, “Per non pensare + a te” e “Sexy solitudini” (la mia traccia preferita), “Futuro splendido” ci invita ad avere un’attitudine ben più cazzuta nel confronti della nostra esistenza. Non possiamo permetterci di sederci e attendere che qualcosa accada e stravolga la nostra vita. La produzione del disco è ancora una volta affidata a Marco Bertoni (Confusional Quartet, Dalla, The Bloody Beetroots, Motel Connection, per citarne alcuni). Fatevi un regalo e svoltate il vostro sabato di pioggia, almeno a Milano.
Lamo - “Fantapunk”
Ho scoperto Lamo quando il suo “Fantapunk” mi è arrivato nella casella di posta in maniera del tutto inaspettata. Pianista, tastierista, autrice e compositrice, Daniela Mornati ha già collaborato con alcuni dei nomi di spicco della scena musicale italiana: da Bugo a Max Gazzè, dai Selton a Paletti e Angelica. La sua versatilità le ha permesso di lanciarsi in un progetto solita sotto pseudonimo, arrivando anche tra i finalisti del Premio Bianca D’Aponte nel 2022.
”Fantapunk” deve il suo nome (storpiato) alla band nella quale Daniela suonava da adolescente: i Pentafunk. Ascoltarlo è un po’ come salire su una giostra, in cui si è testimoni oculari di una chiacchierata tra due amici d’infanzia che scoprono le gioie e i dolori della vita. C’è tanta bellezza, meraviglia e stupore, ma altrettanta ironia e amarezza. Dall’amore tossico di “Lasciami come vorresti ritrovarmi” alla facilità con cui rischiamo di perdere per strada la nostra identità in “Come sei”. E ancora, l’esistenzialismo che entra in contrasto con la globalizzazione e il consumo sfrenato di esperienze che sembrano apparentemente renderci felici (“Fluorescente”), i drammi del quotidiano (“Soap Opera”), sentirsi in ritardo e controcorrente rispetto a tutto (“Al contrario”).
Il suo pop - con la produzione di Rabbo Scogna (compositore del disco insieme a Daniela) e Federico Carillo - è intelligente, ruvido e giocoso al tempo stesso. Fa commuovere, riflettere, sognare, ci fa capire quanto sia necessario perdersi per poi ritrovarsi a 20 anni. Il disco contiene anche due featuring molto interessanti, con Matteo Gabbianelli - storica voce della band romana Kutso, e OBI - giovane promessa della scena rap torinese. Che la Forza sia con te, Lamo.
SINGOLI
Vi invito a seguire la playlist ufficiale della newsletter su Spotify, che viene aggiornata con cadenza settimanale, e se vi fa piacere, lasciatemi anche qualche consiglio d'ascolto scrivendomi in privato. Provvederò a trovargli un posticino nelle prossime settimane.
Barbra Streisand - “I’m The Greatest Star” (dalla colonna sonora del musical Funny Girl)
Emsaisi - “Roma”
MUNA - “One That Got Away”
Christine and the Queens, 070 Shake - “True love"
Asteria - “Profumo”
Jorja Smith - “Try me”
Florence + The Machine - “Mermaids”
Shari - “Ti uccido”
Brooke Combe - “Talking About Heartaches”
Hannah Grae - “Hell Is A Teenage Girl”
PODCAST
“Dua Lipa: At Your Service” è il podcast della pop star britannica, reduce da due anni e mezzo di grandi successi con il suo indimenticabile progetto “Future Nostalgia”. Il progetto si articola in una serie di interviste ricche di storie ispiratrici e di strumenti, consigli e raccomandazioni appresi e condivisi da alcune delle menti più brillanti del mondo, dalle persone che stanno rivoluzionando non solo i loro settori e la cultura contemporanea. Dalla moda alla musica, dalla letteratura all'attivismo, gli ospiti di At Your Service approfondiscono i loro successi, i loro fallimenti, gli ostacoli incontrati lungo il cammino e le soddisfazioni che hanno saputo conquistare lungo il loro percorso professionale. Tra le personalità intervistate, troviamo Pedro Almodóvar (fuori concorso al Festival di Cannes 2023 con “Strange Way of Life”), Greta Gerwig (presto al cinema con “Barbie”), Monica Lewinsky e Charli XCX.
Creato sulla scia dell’ominima pagina Instagram, questo podcast è interamente incentrato sulla celebrazione di tutte le artiste che hanno lasciato il segno tra il passato e il presente. Presentato dalla storica dell'arte Katy Hessel, ogni puntata vede un’artista, curatrice, scrittrice e/o amante dell’arte in tutte le sue accezioni, raccontarsi in prima persona.
Una produzione Hypercast Studio narrata attraverso le voci dei suoi stessi creatori: Maria Cafagna, Alice Oliveri e Stefano Monti. Tutto parte dalla seguente domanda: "Che cos’hanno in comune Paris Hilton, Un medico in famiglia e gli Strokes?”. Le risposte sono nascoste tra le pieghe del tempo che impiegherete per affrontare un meraviglioso viaggio culturale, a cavallo tra mainstream e underground, sottoculture indie e pop spregiudicato. Se appartenente alla generazione dei millenials, non potrete che gradire questo gioiellino.
Lo trovo uno schiaffo al lavoro creativo. Già la critica musicale non esiste più (ma questo merita un capitolo a parte), cosa rimane del mestiere se non posso neanche fare domande inerenti a qualcosa che coinvolge l’interessato in prima persona?
Solo noi giornalisti sappiamo quanto sia difficile nuotare in questo mare: non dovremmo allora volere più bene al nostro lavoro?Bianca Chiriatti, Giornalista professionista
Mentre sto scrivendo il mio contributo per questa newsletter, sul giornale per cui lavoro - uno dei più importanti quotidiani del Sud Italia - è uscita un’intervista a cui tenevo tantissimo, a uno dei personaggi più chiacchierati del Paese.
Ci ho lavorato per diversi giorni, ho faticato non poco per ottenerla, in anteprima regionale, prima che il suo tour passasse da queste parti. Mi occupo di musica e spettacoli, non salvo vite umane e la mia scrittura non vincerà il Pulitzer, anche se molti colleghi di questo settore sono convinti di entrambe le cose). Cerco solo di fare al meglio il mio lavoro.
Poco dopo l’uscita del mio pezzo mi scrive l'ufficio stampa dell’artista in questione: non mi aspetto mai un «brava» (l’umanità di oggi è avara di complimenti), ma nella mia testa ero convinta mi scrivesse per ringraziarmi di aver dato loro uno spazio. Il minimo sindacale, insomma. E invece, senza giri di parole, mi ha rimproverato il fatto di aver parlato - a suo dire - troppo del personaggio e troppo poco dell'evento per cui verrà in zona (per la cronaca, metà pezzo era dedicato a quello e non mancavano certo le info su biglietti, costi ecc…).
Delusa dall’ennesimo strapotere degli uffici stampa che ormai governano questo mestiere (la colpa è di noi giornalisti che glielo lasciamo fare perché abbiamo paura di perdere accrediti per i concerti, gadget e privilegi di ogni tipo), ho parlato di questo brutto messaggio con una collega che stimo per la capacità di dire le cose in faccia quando ce n’è bisogno. Lei, a suo dire, a quell’ufficio stampa avrebbe risposto: «La prossima volta cómprati la pubblicità sul giornale». Io, delusa e ormai stanca di dover dare spiegazioni sul mio lavoro, sul fatto che scrivo per un quotidiano generalista e i miei lettori sono teneri vecchietti che il 90% delle volte non sanno nemmeno di chi sto parlando, non ho risposto proprio. E con questo andazzo, giorno dopo giorno, sto perdendo la voglia di lavorare.
Il rapporto tra uffici stampa e giornalisti è controverso dalla notte dei tempi, e non è un segreto che spesso se un personaggio non è considerato «lineare», la «colpa» è di chi ne gestisce la comunicazione e il rapporto con i media. Oggi si è ridotto tutto a uno scambio merci, scema io che ho cominciato a fare questo mestiere perché amo scrivere e mi piace costruire contenuti quantomeno godibili. Il mercato cerca (e ottiene) soprattutto sul web copia-incolla compulsivi di comunicati stampa (con sintassi discutibile), e chissenefrega se i pezzi sono tutti uguali, l’importante è vendere il prodotto, fare clic, con l’approfondimento non si guadagna. È il loro lavoro, ma che ne è della qualità? La storia dovrebbe insegnare che le cose non sufficientemente concrete durano poco.
Poi ok, esistono i professionisti che sanno chiedere le cose, ci tengono alla materia prima ancora che ai soldi, e vi assicuro che fa anche piacere accontentarli (tartassare di messaggi un giornalista per chiedere di far uscire un comunicato stampa sulla sua testata non solo vi rende antipatici, ma fa ottenere l’esito opposto). Però dal canto nostro se ci tenessimo davvero a ridimensionare questo sistema (non credo nelle rivoluzioni nette, ma i piccoli cambiamenti sono alla nostra portata), noi giornalisti potremmo fare qualcosa.
Potremmo ad esempio cominciare non accettando più certe imposizioni: «Chiedigli questo/non chiedergli quello». Lo trovo uno schiaffo al lavoro creativo, già la critica musicale non esiste più (ma questo merita un capitolo a parte), cosa rimane del mestiere se non posso neanche fare domande inerenti a qualcosa che coinvolge l’interessato in prima persona? L’artista così è il primo a esserne sminuito, è come se facessero intendere che non è in grado di rispondere. Poi però quando un pezzo «esce un po’ dal binario» non si viene accreditati ai concerti (di questo se ne può parlare con chi di dovere, non si può impedire il diritto di cronaca), non si ricevono i favolosi gadget con cui fare le stories su Instagram, non si ottengono quei privilegi che il giornalista medio moderno ha quasi bisogno di ricevere e sfoggiare per sentirsi considerato parte della «cerchia che conta».
La verità è che faccio questo lavoro da metà della mia vita e ho visto e vissuto troppe cose che mi hanno fatto perdere l’entusiasmo e la passione che mi spingevano a voler lavorare in questo campo. Oggi la professione svolta in questo modo è diventata piatta, e io sono diventata ultraselettiva sulle cose da seguire (riconosco che sia un privilegio perché sono stipendiata da una redazione, non tutti possono permettersi di scegliere). Vedo giornalisti sentirsi superstar perché hanno due follower (ridicoli). Vedo competizione e arroganza, poca disponibilità nel condividere i contatti, specie con i più giovani (i maestri che ho incontrato nel mio percorso sono stati generosissimi, non l’ho dimenticato e cerco per quanto possibile di esserlo altrettanto). Eppure sono ancora dell’idea che in questo mondo ci sia spazio per tutti, per la qualità, in primis, per chi sa distinguersi senza sgomitare, per il fair-play e la buona scrittura (ne sento tantissimo la mancanza, il settore pecca di inutile ampollosità e allo stesso tempo povertà di linguaggio). Solo noi giornalisti sappiamo quanto sia difficile nuotare in questo mare: non dovremmo allora volere più bene al nostro lavoro? Difenderlo? Che tanto quei gadget rivisti dopo anni sono brutti e scadenti, e in fondo dopo la storia su Instagram restano lì a prendere polvere…
Bianca Chiriatti è una giornalista professionista e scrive di musica e spettacoli per la Gazzetta del Mezzogiorno dal 2018. Ha lavorato in televisione e radio (Mediaset, Radio Capital), ha curato una rubrica su Cosmopolitan dedicata al web e agli influencer e si è occupata di gestire i profili social di diversi eventi legati a musica e cultura, tra i quali Medimex, Salento Book Festival, TedxLecce, Conversazioni sul Futuro). Presenta regolarmente libri, dischi, serate e segue spesso eventi in esterna, anche al di fuori della sua meravigliosa Puglia.
CLUB DELLE NEWSLETTER
“Dispacci” di Samantha Colombo.
Una newsletter a cura della etnomusicologa e digital editor, che ha fatto della parola il suo mestiere. Scrive sia carta e online, ha un blog (Scribacchina.it) in cui parla di musica, cinema, serie tv, arte, viaggi, libri, fantascienza e società. I suoi “dispacci” escono ogni due mercoledì e provano ad aprire gli orizzonti, scovando nei dintorni e tra i suoni dei dettagli per cui valga la pena sorridere, lottare, respirare, con la musica come strumento unico per osservare e osservarci.
Cura anche una newsletter su Linkedin: la “Scrivania dell’editor digitale”. Qui trovate un approfondimento su come scrivere una lettera di presentazione.“Ibérica” di Roberta Cavaglià.
Ogni settimana la giornalista freelance e collaboratrice di Wired, Linkiesta e Valigia Blu, ci porta in Spagna e in Portogallo, ma senza la necessità di prendere un aereo. La sua “Ibérica” si propone di raccontare la lingua, la cultura e l’attualità di due dei paesi più affascinanti del continente europeo.“Questioni d’orecchio” di Andrea F. de Cesco.
Giornalista e podcaster, nonché direttrice della Chora Academy, Andrea de Cesco è la penna di una newsletter nata prima di tutto da un’immensa passione e un grande talento, saper ascoltare gli altri, che successivamente è diventato anche una professione.
Per chiunque sia appassionato o affascinato del mondo del parlato (dai podcast agli audioliberi e molto di più), “Questioni d’orecchio” è la lettura perfetta per voi.
Anche per questo sabato “Let’s Go Girls!” vi saluta.
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Un caro abbraccio e buon sabato,
Alessia