Usare un muro per rivendicare i propri diritti
Ci sono artiste, podcaster, giornaliste, cantautrici e più in generale narratrici che stanno cambiando le coordinate del racconto femminile. Oggi "Let's Go Girls!" parla proprio di questo.
Ciao,
sono Alessia Bisini e questa è “Let’s Go Girls!”, la newsletter mensile che racconta il punto di vista delle donne, spaziando dalla musica al femminismo, dalla cultura pop al giornalismo.
Che tu stia leggendo questa newsletter al mare, in treno o in una pausa tra mille cose, sappi che non sei sola: ci sono artiste, podcaster, cantautrici e narratrici che stanno cambiando le coordinate del racconto femminile.
Lo fanno con dischi che rompono lo schema, con podcast che scavano in storie dimenticate o disturbanti, con parole che sanno farsi carne.
Questa newsletter è da sempre uno spazio di ascolto, ma ultimamente è diventato anche un luogo in mi pongo tante domande e provo a trovare una risposta attraverso la voce delle donne.
Cosa rende una voce “autorevole”? Chi ha diritto di raccontare, e chi viene ancora zittita?
E soprattutto: quanto spazio c’è oggi per la complessità femminile nei media, nella musica, nel racconto del mondo?
Come sempre, con “Let’s Go Girls!” provo ad accendere la miccia. Vediamo che fuoco riusciamo ad innescare.
DISCHI
KATSYE - “Beautiful Chaos”
Il nuovo capitolo musicale delle KATSYE è tutto fuorché banale o scontato. Esattamente un anno dopo l’uscita di “SIS (Soft Is Strong)”, il gruppo k-pop dalle profonde incursioni statunitensi ha sfornato un nuovo progetto decisamente di qualità: “Beautiful Chaos” - questo il titolo dell’EP fuori ora per HYBE/Universal Music - funziona come manifesto.
Il sound proposto è un pop stratificato, pensato e iperprodotto, che gioca con l’eccesso senza mai perdere la bussola e che aveva mandato in crisi i fan della girlband poco dopo l’uscita del lead single “Gnarly” (un po’ nonsense, ma non per questo poco incisivo o impattante).
Nata come operazione transnazionale, le KATSEYE riuniscono sei identità distinte per voce, estetica e background culturale, orchestrandole in un insieme solo apparentemente disomogeneo.
Il risultato? Un disco che vibra come un sistema nervoso sotto stress: bassi che pulsano, produzioni che flirtano con l’hyperpop più contemporaneo e il synth-pop anni 2000, refrain catchy e break improvvisi che suggeriscono un’ansia contemporanea sempre pronta ad esplodere. I brani più efficaci (“Gabriela” - scritta da Charli XCX - e “Gameboy” ) mostrano una consapevolezza e una leggerezza naturale che non si limita a replicare formule K-pop o Y2K, ma cerca un tono proprio, a tratti quasi graffiante nella sua attitudine.
Certo, l’operazione in questione è piena di contraddizioni: quanto c’è di autentico e quanto di costruito in queste sei ragazze, unitesi proprio attraverso un reality show pre-confezionato chiamato “Dream Academy”?
È una domanda lecita, ma oserei dire anche superata nel 2025.
“Beautiful Chaos” funziona proprio perché si muove sul crinale della rappresentazione: è un progetto che abbraccia il caos dell’identità femminile in un’epoca dove la ricerca smisurata per l’autenticità passa (anche) dalla performance.
Lorde - “Virgin”
“Virgin” non è un album che cerca consensi: è un’opera di sottrazione, che riflette su concetti densi e controversi come purezza, desiderio, spiritualità e controllo del proprio corpo. A partire dal titolo e dalla provocatoria copertina - una radiografia pelvica con spirale intrauterina ben visibile - l’opera si propone come una riflessione radicale sul corpo femminile, il desiderio, la purezza, la spiritualità e il controllo.
Musicalmente, l’album segna una svolta rispetto ai lavori precedenti. La collaborazione con Jack Antonoff, che aveva segnato profondamente “Melodrama” e “Solar Power”, qui si interrompe.
Questa scelta si riflette anche nell’identità lirica e sonora del disco, molto più minimale, intima e instabile.
La produzione di Virgin è infatti condivisa con Jim-E Stack e vanta i contributi di nomi di culto come Dev Hynes (Blood Orange), Dan Nigro (già al lavoro con Olivia Rodrigo), Fabiana Palladino, Andrew Aged e Buddy Ross. Al mix hanno lavorato due fuoriclasse come Spike Stent e Tom Elmhirst, mentre il mastering è stato affidato a Chris Gehringer. Il risultato è un pop rarefatto, a tratti spoglio, con accenti R&B, glitch elettronici e un uso della voce che oscilla tra il sussurro e il recitato.
Al centro di Virgin c’è l’idea di rinegoziare cosa significhi essere “vergini” in un contesto culturale che continua a caricare il corpo femminile di simboli, tabù e aspettative. Lorde offre domande, percorsi interrotti, paesaggi emotivi sfocati e questo fa del suo disco un oggetto scomodo ma necessario, che si rifiuta di essere ridotto a estetica o trend.
Virgin non è un album da playlist, è un oggetto culturale che costringe a fare i conti con la paura di non piacere, meno rischioso di “Solar Power” indubbiamente, ma destinato a rimanere tra i migliori album del 2025.
Miley Cyrus - “Something Beautiful”
La cantautrice e attrice statunitense ha spesso dovuto “giustificare” la propria carriera: per aver osato, per aver provocato, per aver cambiato pelle più volte di quante gliene venissero concesse. Con la sua ultima fatica, “Something Beautiful”, sembra finalmente essersi liberata di un giogo.
Dopotutto, è un disco che non sempre e necessariamente “urla” per comunicare qualcosa: sussurra, racconta, si prende il tempo di esistere e guadagnarsi il proprio spazio senza fretta.
Le sonorità sono un mix raffinato di art-pop, rock graffiante, folk e qualche incursione nell’R&B e nell’elettronica sperimentale.
Dalla title-track alla distopica “End of the World”, dai potenti featuring con Naomi Campell (“Every Girl You’ve Ever Loved”) e Brittany Howard (“Walk of Fame”), passando per quello che sento come il brano più distintivo dell’intero album - “Easy Lover”,
Le recensioni dell’LP sono state alquanto divisive: c’è chi critica la mancanza di coesione del disco (alcuni brani sembrano provenire da album diversi), chi non riesce a cogliere la nuova direzione (im)precisa di Miley.
Eppure Something Beautiful conquista proprio perchè non vuole avere una direzione ben defiinita. È un disco-frammento, un diario, un flusso di coscienza sonoro che riflette una femminilità fatta di imperfezione e resistenza.
Miley Cyrus, in questo preciso momento della sua vita, non sta cercando un posto nelle classifiche, bensì una forma di verità per sé stessa.
SINGOLI
Come ogni mese, ecco un po’ di singoli in ordine sparso che mi sento di consigliarvi. Tutto il resto, si trova nella playlist della newsletter, ormai diventata mensile (e non più settimanale, chiedo venia!).
Lola Young - “Not Like That Anymore”
Senza Cri - “20XSEMPRE”
Addison Rae - “High Fashion”
Sarah Toscano - “TAKI”
Ceechynaa - “Peggy”
Paola Pizzino - “Come capita”
HAIM - “Everybody’s trying to figure me out”
Sofia Gobbi - “That Ass!”
PODCAST
“Service95 Book Club With Dua Lipa” di Dua Lipa
Nel suo podcast letterario, la cantautrice Dua Lipa non parla (solo) di libri, ma li trasforma in catalizzatori di conversazioni profonde su identità, politica, cultura e femminismo. Ogni puntata ruota attorno a un titolo scelto dalla cantante e viene arricchita da interviste, riflessioni personali e spunti di lettura.
“DONNE STEAM - Un viaggio nel passato immaginando il futuro” di Adriana Migliucci.
Condotto dalla facilitatrice culturale Adriana Migliucci, “DONNE STEAM” è un podcast che racconta le vite di scienziate, matematiche, inventrici e pioniere della tecnologia attraverso una narrazione a metà tra fiction storica e divulgazione. Ogni episodio è un viaggio nel tempo che intreccia passato e futuro, mettendo al centro le donne che hanno cambiato (o cambieranno) la storia dell’innovazione
“L’ora del tè” di Alice Guerrini.
Il podcast della content creator si ascolta tutto d’un fiato, perchè ricostruisce storie vere, spesso poco note, con uno stile narrativo pulito, coinvolgente e mai sensazionalista. Ogni episodio è una tazza fumante di mistero e inquietudine, da gustare lentamente ma con il fiato sospeso. È una voce nel panorama del true crime italiano, che unisce rigore giornalistico e cura narrativa.
CLUB DELLE NEWSLETTER
“Ensemble” dell’agenzia LUZ - Lights On Humans.
Il progetto editriale, nato da un’idea dell’agenzia LUZ, tratta senza filtri la genitorialità e i diritti delle persone sottorappresentate.
“Lettere da Parigi” di Veronica Gennari.
Una newsletter sulla Francia pensata per l’Italia, a cura della giornalista freelance Veronica Gennari. Esce ogni giovedì e tratta temi di attualità, società e cultura.“Japanica” di Eleonora Zocca.
La giornalista, collaboratrice della Rai dal 2020, racconta la politica e la società giapponese oltre gli stereotipi.
SECCHIATA DI CULTURA POP
LISTEN: “Plastic Box” di JADE, la mia nuova religione. È il nuovissimo singolo della cantautrice inglese prima dell’uscita del suo album di debutto “THAT’S SHOWBIZ BABY!”. Lo ascolterò per tutta l’estate, in attesa di gustarmi l’LP a settembre (esce il 12!).
READ: “L’anno del pensiero magico” di Joan Didion.
Avevo comprato questo libro a Venezia a gennaio 2021, pochi giorni dopo la morte di Didion.
Ci ho messo “solo” tre anni per prenderlo in mano, ma mi ha veramente lasciato senza fiato in alcuni dei suoi passaggi. Poche scrittrici e giornaliste sanno raccontare il lutto e - in questo caso - la perdita della propria metà con una lucidità dirompente. “L’anno del pensiero magico” fa piangere, fa sorridere e fa riflettere su quanto sia importante investire il proprio tempo libero nel miglior modo possibile, perchè niente è scontato e tutto può veramente cambiare in una frazione di secondo.
WATCH: “Ginny & Georgia” di Sarah Lampert.
Ho iniziato a guardare questa serie solo un mese fa, ma ricordo perfettamente che nel 2021 fosse finita al centro di un’accesa polemica per via di una citazione profondamente sessista nei riguardi di Taylor Swift.
Ho voluto darle una chance per andare oltre le apparenze e quello scivolone sinceramente evitabile da parte dei suoi sceneggiatori. Posso dire con certezza che mi ha sorpreso e non poco, in primis per i temi delicati trattati nel corso delle sue puntate. Non voglio ovviamente spoilerare nulla, ma se non avete ancora trovato una serie tv da guardare quest’estate, “Ginny & Georgia” potrebbe fare al caso vostro.
In alcuni casi la mano di poetesse è evidente e il muro è usato spesso per rivendicare i propri diritti.
Chibo, cantaurice.
Sono Chibo, ho 39 anni e sono una cantautrice milanese.
In questi anni ho scoperto la bellezza e la meraviglia delle scritte sui muri, tanto da aver creato nel 2018 un progetto musicale “Canto i muri”, con cui trasformo le poesie metropolitane in canzoni.
L’idea è arrivata per caso camminando per la mia città: una frase trovata in giro si è trasformata in melodia e sono corsa a casa a musicarla.
Mi ha stupito fin da subito il bisogno insito nel nostro DNA di lasciare un segno e una traccia del nostro passaggio, dalle pitture rupestri della Preistoria fino ai giorni nostri. I muri parlano di noi e del nostro tempo, a scrivere sono donne e uomini di diverse generazioni: a volte in modo diretto e volgare, a volte profondo, romantico ed ironico. I temi sono tanti: dichiarazioni d’amore, paure, desideri, pensieri sgrammaticati, e rivendicazioni di vario genere.
Ho trovato negli anni molte frasi sessiste ed offensive, ma il bello dei muri è che spesso si difendono da soli, in botta e risposta che compaiono a distanza di tempo come “Proteggete le vostre figlie” – “Educate i vostri figli”; “Ti amo”- “Io no”; “Damme la pussy” - “Non te la darei neanche se ne avessi due”.
Il mio intento è di connettere questi pensieri in modo da creare uno storytelling musicale in cui, se da un lato ci si indigna, dall’altro si trovano risposte ironiche che, attraverso la canzone, cambiano le narrazioni.
Tentativi di abbordaggio volgare come “Se ti portassi in un campo di patate giuro che guarderei solo la tua” trovano risposta in “Verba volant, schiaffi purem”.
In alcuni casi la mano di poetesse è evidente e il muro è usato spesso per rivendicare i propri diritti: “La notte vogliamo essere libere non coraggiose”; “L’otto lotto” (in riferimento alla Giornata Internazionale della Donna); “Ni una mas”-“Non una di meno”, il grido di protesta di movimentipolitici transfemministi, antisessisti contro i femminicidi di tutto il mondo. Una cosa è certa: i muri sono democratici e danno a tutti/e uno spazio di espressione e libertà.
In un mondo che necessita sempre più di notorietà e visibilità attraverso i numeri sui social, è bello trovare pensieri donati in modo anonimo ai passanti.
Cantare le scritte sui muri è diventato per me un modo per raccontare la città e allo stesso tempo sdrammatizzare le difficoltà quotidiane che accomunano tutti noi. In questi anni sono accadute cose meravigliose ed inaspettate sul piano artistico e lavorativo: le serate allo Zelig di Milano, le registrazioni televisive, la collaborazione con Cesareo, chitarrista di Elio e le Storie Tese - in assoluto uno dei gruppi che ha fatto della musica ironica il suo linguaggio per eccellenza - e per i quali ho avuto l’onore di aprire il “Concertozzo” nel 2022.
I muri raccontano le nostre verità e cantarle mi permette di dar loro voce portandole il più lontano possibile, prima che il tempo (o il decoro urbano) le cancelli.
Chibo, all'anagrafe Chiara Elisa Boi, è una cantautrice e chitarrista milanese.
Scrive le sue canzoni ispirandosi alle voci e ai luoghi della sua città, dando alla sua musica una veste ironica. Il progetto - chiamato “CANTO I MURI” - nasce dall’ idea di trasformare le scritte che riempiono i muri delle città in vere e proprie poesie musicali.
👱🏻♀️ Sono Alessia Bisini, giornalista freelance e ufficio stampa.
Mi occupo di musica, sport (calcio e tennis), questioni di genere e femminismo.
Tra le testate con cui ho collaborato, figurano: Lettera43, TPI - The Post Internazionale, The Wom, VAVEL.com (come Editor e Responsabile della sezione Tennis del sito americano), HEYJUDE Magazine e Empoword Journalism.
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Grazie per aver letto anche questo nuovo numero della newsletter!
Buona settimana e a presto,
Alessia
Ciao Alessia, io a Novembre ho lanciato un podcast che parla di fallimento femminile. Racconto storie e faccio interviste, anche se queste ultime sono molto difficili da organizzare perché c’è ancora resistenza a parlare di fallimento, anche se l’intento è proprio quello di combatterlo e superarne la paura. Se ti va, facciamo due chiacchiere!
Grazie mille Alessia🙏